ITINERARIO: Castel Baradello – S. Carpoforo – S. Abbondio – Porta Torre – S. Fedele – via Vittani- piazza Perretta – via Volta

La visita può iniziare dai ruderi del Castel Baradello, che dominano la città su un’altura di 432 metri a sud-ovest. Si può raggiungere in auto partendo da piazza S. Rocco, percorrendo un tratto di via Teresa Rimoldi e proseguendo poi in via Castel Baradello: l’ultimo tratto, che s’inerpica sul colle, è percorribile solo a piedi su strada sterrata

Il Castello era una vera e propria rocca fortificata, congiunto con una cinta muraria che lo collegava alla sottostante Cà Merlata.
Eretto dall’imperatore Federico Barbarossa nel 1158, per vigilare sulla città e difenderla dagli attacchi dei milanesi provenienti dalla piana brianzola, fu poi rafforzato dai Visconti nel 1300, e infine quasi del tutto smantellato dagli Spagnoli nel 1527. E’ legato storicamente alla tragica fine di Napo Torriani che, sconfitto da Ottone Visconti, vi fu rinchiuso per quasi 2 anni, assieme ai suoi parenti, in una gabbia appesa alla parete.

Oggi del Castello ci resta solo il torrione principale, alto 35 metri e visitabile anche all’interno, dal quale si gode di un bellissimo panorama.

In ricordo della rivalsa sulla dominazione milanese ogni anno all’inizio di settembre si celebra il palio del Baradello, avvenuto per la prima volta nell’estate del 1159 in occasione della trionfale visita a Como dell’Imperatore Federico I e della sua consorte Beatrice di Borgogna.

Scendendo in via Brenta troviamo la basilica di S. Carpoforo (1025, largamente rimaneggiata; l’abside e il campanile sono del XII sec.).
La chiesa è il più antico esempio dello stile romanico a Como. Fondata dal vescovo Felice e prima cattedrale comasca, è parzialmente incorporata in un convento di suore ed ha solo accessi laterali.

Secondo la tradizione, venne eretta sopra i resti di un tempio pagano dedicato a Mercurio. La basilica, in pietra moltrasina di stile molto severo, data la mancanza di elementi decorativi, è caratterizzata all’interno da tre navate con abside semicircolare e cripta e presbiterio sopraelevati, mentre all’esterno dall’elegante campanile con bifore e archetti ciechi.

Procedendo, in via Regina troviamo la più celebre chiesa romanica comasca, l’imponente basilica di S. Abbondio (1095) caratterizzata da due campanili.

Edificata sulle rovine della basilica paleocristiana dei SS. Pietro e Paolo, fu la seconda cattedrale di Como e luogo in cui si conservano le reliquie del vescovo San Felice. All’interno è possibile ammirare splendidi affreschi trecenteschi che rappresentano episodi della vita di Cristo. L’edificio, a cinque navate, è affiancato da un monastero con un bel chiostro.

Scendendo verso il centro storico s’incontrano i resti delle mura medioevali (sec. XII) che abbracciano su tre lati il centro storico di Como. Esse furono costruite dal Barbarossa che, dopo la distruzione di Como a opera dei milanesi alla fine della guerra dei Dieci anni, fece ricostruire la città esattamente secondo il precedente modello romano, circondandola su tre lati da muraglioni con possenti torri agli angoli e porte d’accesso al centro.

Nella fronte verso sud, l’unica conservata pressoché integralmente, troviamo tre torri: la centrale, Porta Torre, è la più grande, a pianta quadrata e alta 40 metri, ed è quella che dava accesso alla città col ponte levatoio sul fossato, mentre ai lati vi sono i due torrioni superstiti (ne dovevano esistere almeno altri quattro), la Torre Vitali a est e la Torre Gattoni a Ovest.

Il viale all’esterno delle mura, un tempo fossato difensivo, è oggi utilizzato per allestire il mercato all’aperto (il martedì e il giovedì al mattino, il sabato tutto il giorno). Nella piazza antistante, piazza Vittoria, troviamo la statua di Garibaldi di Vincenzo Vela, in ricordo della definitiva liberazione dal dominio austriaco nel 1859.

Da Porta Torre, procedendo verso il centro, si giunge in piazza San Fedele, ornata da case su sporti tardo medioevali (XVI sec.), in legno e mattoni disposti a spina di pesce.

Questa piazza, in cui si suppone si trovasse il Forum romano, è sin dai tempi più antichi il vero cuore della città.
Innanzitutto perché nel Medioevo vi si svolgeva il mercato delle granaglie, ed era quindi un punto di incontro e di scambio per i cittadini.

Ma soprattutto perché nel passato vi si trovavano la chiesa paleocristiana di S Eufemia e il battistero di San Giovanni in Atrio (V-VI sec.), che la resero il punto di riferimento di tutta la popolazione religiosa.

Questi edifici furono però distrutti durante la costruzione della basilica di San Fedele, altro importante edificio romanico della città. La basilica, che sorge appunto sopra le fondamenta della chiesa di S. Eufemia e, probabilmente, sui resti del romano preesistente tempio di Giove, fu costruita nel XII sec., ma pesantemente rimaneggiata in epoche successive.

Le parti più interessanti sono costituite dalla pianta trilobata, dalle pareti ricche di affreschi trecenteschi e quattrocenteschi il martirio di S. Fedele, dall’abside poligona ritmata all’esterno da lesene e infine da un ammirevole portale a cuspide, con stipiti ornati da sculture del primo romanico lombardo.

All’interno della città sono stati recentemente ripristinati altri suggestivi esempi di fabbricati medioevali, scrostando l’intonaco ottocentesco che ricopriva gli originari conci di pietra, e lambiva i caratteristici portali con paramenti bianconeri. Le facciate di case medioevali, così rivelate, che creano angoli di immediato richiamo ambientale, si trovano soprattutto in via Vittani, una delle strade più antiche e affascinanti della città.

Qui troviamo il palazzo Sangiuliani, originato dall’unione di due corti interne, famoso per la facciata con affresco di dama che si affaccia, un trompe-l’oeil cinque-secentesco.

Proseguendo per via Muralto si giunge in piazza Perretta, dove sorgeva fino al 1938 il popolare quartiere della Cortesella.

Ma non è solo all’esterno che bisogna guardare i palazzi per individuarne l’epoca: anzi, il fascino tipico di Como sta nella scope

 

rta dei luoghi più segreti, meno visibili.

L’impianto delle costruzioni medioevali è da valutare quindi dentro le case a corte – un modulo che riprende il quadrilatero “aperto” della casa romana – con lo spazio adibito a portico e giardino.

Per apprezzarne il valore, è bene recarsi anche in via Volta ed entrare nei portoni dei palazzi dalle anonime fronti neoclassiche per ritrovare cortili, colonne, fregi di un custodito nitore medioevale. In via Volta si trova anche il palazzo Odescalchi (XIII sec.), restaurato e innestato a un’ala moderna, sede della Biblioteca comunale.

 

 

 

 

 

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