IL LARIO E I GRANDI DELLA DANZA

Il Lago di Como, come dice una canzoncina per bambini, “è un omino che balla”: ma i suoi rapporti con la danza non sono stati ancora ben esplorati ed evidenziati. Si sono scritti fiumi d’inchiostro sui soggiorni lariani di scrittori, musicisti, pittori… solo qualche accenno ai danzatori. Eppure sono almeno dodici i ballerini, noti a livello mondiale o almeno nazionale, che sono vissuti nell’area comasca, a volte fino all’ultimo respiro.

Il napoletano Carlo Blasis, “padre della danza classica accademica”, illustre maestro e trattatista, dopo aver diretto per molti anni con la moglie Annunciata Ramaccini il balletto della Scala e poi quello del Bolshoi, si ritirò a Cernobbio; la figlia Luigia, anch’essa ballerina, abbandonò le scene per sposare un comasco e la cappella di famiglia è ancora visibile nel cimitero di Cernobbio.

Pure a Cernobbio abitò negli anni ’30 Nicola Guerra con la moglie Livia (già danzatrice della sua compagnia) dopo aver diretto scuole e compagnie di ballo dell’Opéra di Parigi, di Budapest, di Roma, nonché del Teatro alla Scala; fine scrittore e saggista, ballerino e coreografo, riposa al Cimitero Monumentale di Como.

Vittoria Peluso era una bambina prodigio che concluse la carriera appena diciottenne per sposare il marchese Calderara, che la lasciò erede di Villa d’Este a Cernobbio e Villa Camilla a Domaso: a lei dobbiamo l’edificazione del “capriccio” di Villa d’Este in onore del secondo marito gen. Pino.

Sofia Fuoco, chiamata “la Figlia dell’Aria” e ritenuta perfino superiore alla Taglioni, percorse Spagna e Inghilterra con trionfali tournée per poi ritirarsi nella sua villa a Carate, dove visse fino a tarda età facendo opere di bene.

A Blevio ben tre ville sono legate a Maria Taglioni, la più celebre ballerina dell’800 almeno per i profani, e a suo padre Filippo che qui morì: due fanno parte del complesso di Villa Usuelli, l’altra fu edificata dal principe Troubetzkoy che, dopo esser stato per anni il più appassionato ammiratore della ballerina, ne sposò la figlia Eugenia.

Rita Sangalli, bergamasca, fu una delle tre scaligere a introdurre il balletto classico negli Stati Uniti; poi sposò un nobile e morì nella sua villa ad Arcellasco d’Erba.

Fu per dieci anni l’idolo di San Pietroburgo la milanese Pierina Legnani, prima interprete di capolavori come “Il lago dei Cigni” e “Cenerentola”; rientrata in Italia per assistere la madre malata, visse tra Milano e Pognana Lario dove è sepolta, e dove ancora ricordano la sua scarpetta d’argento (ora al museo del Teatro alla Scala) dono dello zar.

E infine in tempi recenti (1964) San Fedele Intelvi diede i natali a Umberto Bergna, che nella sua purtroppo breve esistenza fu ballerino e coreografo al Teatro alla Scala.

testo : Gigliola Foglia

Una grande storia d’arte e di avventure, anche amorose, che val la pena scoprire

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