Dalla Preistoria alla Romanità

ITINERARIO: Museo Archeologico – viale Lecco – viale Varese

La passeggiata storico-artistica in città ha come punto d’inizio ideale
il Museo Civico Archeologico Paolo Giovio (piazza Medaglie d’Oro, tel. 031.271343, aperto dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.00, domenica dalle 10.00 alle 13.00, chiuso il lunedì).

Al suo interno sono conservati e catalogati i reperti delle più antiche popolazioni che si insediarono nella città: primi fra tutti, quelli che si riferiscono agli uomini dell’età del bronzo (1000 anni prima di Cristo) e a quelli dell’età del ferro (200 a.C.).

Si tratta di oggetti domestici, armi, vasellame, arnesi da toeletta in terracotta, bronzo, ferro, metalli pregiati rinvenuti nella grande necropoli della Cà Morta, comprendente le odierne frazioni di Camerlata, Rebbio, Breccia, Albate e il comune di Grandate. Di particolare rilievo un carro da cerimonia del V sec. a.C., che documenta le caratteristiche dell’economia agricolo-artigianale di questa civiltà antichissima, detta cultura di Golasecca

Nel Museo si trovano anche le scarse testimonianze della Como paleocristiana e preromana, fra cui alcune parti della basilica dei SS. Pietro e Paolo (VIII sec.) che lasciò poi il posto a S. Abbondio.

Al pianterreno e soprattutto nell’attiguo Palazzo Olginati (sede del Museo del Risorgimento “Giuseppe Garibaldi”) è invece bene introdotto il periodo romano con lapidi, capitelli, marmi, frammenti architettonici, e sculture ritrovate in scavi effettuati in vari luoghi della città.

Fra i più recenti ritrovamenti, di particolare interesse, i resti di una grande villa di via Zezio che risale al II sec.d.C., della quale si hanno tessere di mosaico, resti d’intonaco dipinto a motivi geometrici e floreali, statuine e particolari architettonici.

La visita al Museo è un necessario preambolo della ricerca del primitivo nucleo urbano d’impronta romana che, dopo la prima occupazione nel 196 a.C., da parte delle legioni di Claudio Marcello, trovò il suo assetto definitivo nel 59 a.C., grazie a Giulio Cesare con il nome di Novum Comum.

La città cesariana, dapprima colonia, poi municipium in età imperiale, è ancor oggi rappresentata dalla struttura reticolare della città murata che, soprattutto se la si guarda dall’alto (e a tale proposito un “balcone” panoramico di grande efficacia è Brunate), rivela il disegno dell'”urbs” romana, con i due assi stradali principali che l’attraversavano longitudinalmente e trasversalmente (il cardo e il decumano), la cerchia delle mura fortificate e le case disposte in fila ordinata, con la loro forma quadrata e lo spazio interno a cielo aperto (impluvium).

Il perimetro delle mura è parallelo a quello della città medioevale, sorta successivamente sulle sue rovine; questo è un aspetto da non dimenticare, perché indica che la fisionomia attuale della città è composta da una sovrapposizione, una stratificazione di città diverse, cresciute in varie epoche, senza mai annullare del tutto coloro che le precedettero.

Si trovano tracce visibili della città romana in via Cesare Cantù, nei sotterranei dell’Istituto Magistrale, dove era ubicata la Porta Praetoria del II-III sec.d.C..

Qui sono individuabili anche tratti delle mura di cinta che facevano parte dell’antico impianto difensivo. Al momento non sono però visitabili perché in fase di restauro.

Altri resti si trovano in viale Lecco, in prossimità di piazza del Popolo, dove sono state rintracciate e poste in luce i muri di fondazione delle Terme (cosiddette Pliniane).

La passeggiata può concludersi in viale Varese, in prossimità dell’imbocco di via Cinque Giornate, dove si trova la “porta principalis dextera”.

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