L’Impero

In Età augustea, Como, o meglio Novum Comum, raggiunse grande splendore, come capitale della XI Regio Transpadana, grazie alla sua funzione di nodo militare e, soprattutto, commerciale verso l’attuale Svizzera.

Vennero aperti i passi dello Spluga, Julier, Septimier e Maloja che davano la possibilità di raggiungere le valli del Reno e del Danubio.

In breve tempo venne consentita, alla città lariana, una certa opulenza, testimoniata dalla presenza di bagni termali persino fuori dalla cinta muraria (viale Lecco).

Il fatto stesso che Corno abbia dato i natali a due celebri letterati, come Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane, evidenzia del resto anche la vitalità culturale della città durante l’Impero e i legami cordiali con Roma, che valorizzò i due personaggi secondo gli effettivi meriti.

Plinio il Vecchio, autore della “Naturalis Historia”, enciclopedia del sapere antico, fu uomo di scienze, che, seguendo la sua indole, sacrificò la stessa vita per soddisfare la sua sete di sapere e per aiutare gli scampati durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Plinio il Giovane, pupillo dell’Imperatore Traiano e suo consigliere, ci ha lasciato un epistolario che testimonia il suo amore per la città natale; con ogni probabilità la villa rinvenuta nel 1975, in via Zezio angolo via T. Grossi è quella da lui citata, in una lettera, all’amico Caninio Rufo.

I Plinii hanno giusto rilievo a Corno nelle statue, opera del Rodari, poste davanti alla facciata del Duomo.

Como, dopo le invasioni degli Alemanni che coinvolsero le difese urbiche, entra nell’Italia Annonaria, con capitale Milano, subendo la sorte delle guerre civili religiose.

Comunque, durante il Medio e il Basso Impero, la città non sembra avvertire la decadenza imminente: il lago acquista sempre maggior prestigio tanto che viene preposto alla flotta un praefectus classis, che rappresenta la massima carica militare marittima del mondo romano.

Tuttavia, sotto Diocleziano, vennero ristrutturate le mura ed erette torri ottogonali, forse a causa delle prime scorrerie dei barbari (resti delle antiche mura sono visibili nel sottopassaggio pedonale di Porta Torre e nel cortile della scuola adiacente).

L’Alto Medioevo

La storia dell’Alto Medioevo è per Como, come per ogni altra località, storia dell’affermazione del Cristianesimo e del pericolo costante causato dalle invasioni barbariche. Il 1° Novembre 386 S. Ambrogio, metropolita di Milano, nomina vescovo della città Felice, prima pietra di un processo di stabile evangelizzazione, che negli anni addietro aveva comportato il sacrificio dei martiri San Fedele e San Carpoforo.

Storicamente meglio determinata è la vicenda di S. Abbondio (V secolo), Vescovo e patrono della città, che ebbe il merito di consolidare la fede, debellando i residui del paganesimo, e che venne prescelto dal papa Leone I per un’azione di delicata diplomazia presso l’Imperatore, a Costantinopoli. Le reliquie del Santo sono tuttora custodite nella basilica omonima.

Tali fatti scorrono durante le invasioni degli Unni di Attila e dei Goti che, consapevoli dell’importanza strategica di Como e della solida portata economica, esigono gravose imposizioni per far fronte alla minaccia di nuove invasioni.

Ai Goti si sovrapposero i Longobardi, la cui presenza si fece soprattutto sentire in Lombardia. Una loro regina, Teodolinda, di fede cristiana, contribuì a evangelizzare il territorio e, per favorire le comunicazioni, aprì la cosidetta “via Regina” tra Como e Chiavenna.

Quando Carlo Magno giunse in Italia, coi suoi Franchi nel 774, Como si arrese pacificamente ai nuovi invasori, proseguendo la sua ripresa economica e divenendo sede di fiere e mercati, grazie all’attività dei suoi artigiani e commercianti.

L’Età Feudale

Dopo la sconfitta dei Longobardi a Susa (773) e a Pavia (774), da parte di Carlo Magno, tutta l’Italia settentrionale e quindi anche Como passano sotto il dominio dei Franchi.

Fu un cambio, al vertice indolore, se dobbiamo dar retta allo storico Liutprando che stima Corno città “ricchissima” per la frequenza delle fiere e dei mercati. Dalla nuova situazione trasse poi profitto la Chiesa locale: l’Imperatore concesse a Vescovi ed Abati possedimenti e immunità e la stessa autorità del Vescovo andò estendendosi dalla città all’esterno.

Con la morte dell’ultimo discendente di Carlo Magno (888) si apre un’epoca di scontri, finita solo con l’avvento degli Ottoni, i cui interessi vengono appoggiati a Como dall’energico Vscovo Waldone, il quale, tra l’altro, ebbe il merito di trasportare da Samolaco a Como, in S. Eufemia, la salma del martire S. Fedele.

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