DA VEDERE
Chiesa di S. Stefano e Battistero
In origine sacello paleocristiano, quindi tempio romanico (XI secolo), del quale rimane la cripta, fu ricostruita nel Cinquecento e rimaneggiata verso la fine del Seicento e posteriormente. All’interno: resti di affreschi del XIV e del XVI secolo (questi ultimi di scuola del Luini). Ben conservato è il vicino battistero, costruzione romanica della fine dell’XI secolo. A pianta ottagonale, con abside in origine semicircolare, presenta una decorazione a lesene, semicolonne ed archetti, un portale con lunetta e finestre strombate. Sulla sommità della copertura è posto un lantemino quadrato con bifora a doppia ghiera.
Abbazia dell’ Acquafredda
Cosi denominata da una sorgente che scaturisce sul sagrato, fu edificata nel XII secolo e ricostruita nel XVII e nel XVIII. L’edificio attuale, a una navata con due cappelle laterali, è adorno di stucchi e dipinti, tra l’altro, del Fiamminghino (1621).
Questa stupenda dimora Settecentesca è, dal 1988, proprietà del FAI. Nel 1787 il card. Angelo Maria Durini acquistò, dai Giovio, la residenza del “Balbiano”. Legato pontificio, nunzio a Malta, Varsavia ed Avignone, il Durini comprò anche il promontorio di Lavedo, ovvero la piccola penisola che avanza verso il Centro Lago. Sulla punta di Lavedo sorgeva, allora, una chiesetta dedicata a S. Giovanni ed un altrettanto piccolo convento dei francescani. Li il cardinale fece costruire un elegante loggiato, fiancheggiato da due saloni, dalla biblioteca e dalla sala della musica. Nel XIX secolo la villa passò alla famiglia Porro-Lambertenghi, che ospitò più volte il patriota Silvio Pellico; anzi, pare che il Pellico fosse appena rientrato dal lago quando venne arrestato e poi incarcerato allo Spielberg. Nel secolo scorso si procedette, inoltre, al restauro della chiesetta e dell’antico convento, lasciato in disuso dopo i lavori realizzati dal card. Durini, legando i due edifici al colonnato del “Balbianello”, in modo da creare un unico corpo architettonico degradante verso il lago. Dopo alterne vicissitudini, la dimora con i suoi stupendi giardini fu acquistata (nel 1975) da Guido Monzino, che alla sua morte ha provveduto a lasciarla in eredità al Fondo Italiano per l’Ambiente (FAI), con una donazione di 2 miliardi per consentire futuri interventi di manutenzione. Attualmente l’accesso alla Villa è aperto al pubblico limitatamente al giardino, nel periodo aprile-ottobre, nei giorni di martedi, giovedi, sabato e domenica (orario: 10-12,30/15,30-18,30). Si arriva alla Villa solo via lago, con imbarco da Sala Comacina. Qui, in prossimità del Campanile romanico, è a disposizione un ampio parcheggio auto. Nei giorni di visita, (dalle 9,45 e dalle 15,45 ogni 30 minuti), è istituito un regolare servizio di motoscafi, con partenza dall’imbarcadero di Sala Comacina.