ITINERARIO: Casa del Fascio – Asilo Sant’Elia – Novocomum – monumento ai Caduti – casa Giuliani-Frigerio – fontana di Camerlata – Tempio Voltiano – Faro di S. Maurizio

Nel Novecento un gruppo di architetti razionalisti, capeggiati da Giuseppe Terragni, concepì l’idea di inserire nel centro cittadino nuclei di nuova progettazione, pur senza eliminare le vestigia di un antico e nobile passato, ma anzi agganciandosi ad esso come una sorta di prosecuzione, intonata alle esigenze moderne.

Incominciarono quindi a progettare case di tipo moderno, complete di impianti di acqua, gas, elettricità, riscaldamento: case più sane, più razionali e persino più economiche. Tutto questo era possibile grazie all’uso di nuovi materiali (cemento armato, plastica, vetro-cemento, ecc.) che l’industria del territorio lombardo rendeva facilmente disponibili.

La “città razionalista” però non venne compiutamente realizzata, se non in alcuni significativi episodi. E’ opportuno soffermarsi soprattutto sulle realizzazioni del maggiore architetto razionalista comasco, Giuseppe Terragni, di fama internazionale.

L’itinerario razionalista può iniziare in piazza del Popolo, dove sorge la Casa del Fascio (1936), un’ideale scatola bianca traforata, una “casa di vetro”, insieme ufficio, luogo di adunanze e sacrario dei Caduti, in cui entra la luce a fiotti, come in una ricerca di verità, di trasparenza.

Le 18 porte della facciata principale e il massiccio impiego di vetro-cemento e di superfici vetrate annullano i limiti fra interno ed esterno e lasciano entrare quella luce che esalta la trasparenza della struttura e che permette di riflettere e raddoppiare le immagini valorizzandone le volumetrie e gli spazi. Attualmente è sede del comando della Guardia di Finanza.

Ci si reca quindi in via Alciato dove troviamo un’altra opera celebre del Terragni, l’Asilo Sant’Elia, che s’ispira allo stesso principio di creare spazi irrorati di luce, disponendo, con equilibrio compositivo, questa volta per i giochi e le esercitazioni dei bambini, vetrate, pilastri, pensiline, ariosi spazi di ritrovo.

Il percorso prosegue nella zona dei giardini pubblici a lago, vicino allo stadio, dove troviamo la maggior parte degli edifici realizzati dal Terragni a Como.

Innanzitutto, il primo edificio costruito da Giuseppe Terragni, l’abitazione Novocomum, del 1927-29, che per la sua forma desueta suggerì l’ironico appellativo di “transatlantico”. Primo esempio di architettura razionalista italiana, è composta da cinque piani e un attico, per un totale di 200 locali, armonicamente distribuiti.

Perfettamente lineare, senza alcuna concessione alla decorazione e alla retorica, è composto di elementi semplici, di pure superfici di muro e di vetro che la luce scandisce e modula ritmicamente.

A cento metri di distanza, il monumento ai Caduti (1933), con una torre in cemento armato alta 33 metri, su cui posano possenti blocchi di pietra carsica in memoria dei luoghi dove si era combattuto.

Il monumento dà una forma novecentesca, con spigoli arrotondati, al primitivo progetto di una Torre faro, disegnata nel 1914 dall’architetto futurista Antonio Sant’Elia, e al quale la costruzione del Terragni doveva ispirarsi per volontà del Comune.

All’interno nel sacrario è conservato un monolito di granito col nome di 650 comaschi caduti nella prima guerra mondiale.

Sempre in quest’area troviamo anche l’ultima opera del Terragni (1939-40), la casa Giuliani-Frigerio.
I diversi appartamenti (tre per ogni piano) nei quali l’edificio è suddiviso sono pensati come spazi flessibili, così come differenziati sono i vari fronti, con balconate, finestre arretrate, corpi sporgenti. E’ un esempio convincente dello stile razionalista applicato alle abitazioni.

Ma l’intera zona, riservata al tempo libero e allo sport, merita una considerazione complessiva, anche oltre le realizzazioni di Terragni. Infatti si tratta di un’area in cui la progettazione di tipo razionalista ha concentrato le proprie forze per pianificare le scelte operative e dare una destinazione univoca alla località.

Sono coerenti con tale tipologia costruttiva sia lo stadio Sinigaglia, eretto nel 1927 su progetto dell’ing. comasco Gianni Mantero, in sostituzione dell’attrezzatura sportiva del milanese Ing. Greppi, di pochi anni precedente, che l’antistante sede della Canottieri Lario (1931) sempre ad opera del Mantero.

Quindi lo stadio, la sede delle società nautiche (venne poi anche quella del Circolo della Vela), il monumento ai Caduti, l’hangar, la palazzina dell’Aeroclub, e i condomini costituirono un insieme armonicamente strutturato che solo i palazzi per abitazioni, sorti nel secondo dopoguerra, hanno sconnesso.

Anche in questo caso si tratta, dunque, di rileggere la storia, distinguendo gli edifici degli Anni Trenta dagli altri, dato che l’inconclusa “città del razionalismo” ci ha lasciato solo dei cenni di un discorso che doveva essere ben più avvolgente e complesso.

L’itinerario può concludersi con la Fontana monumentale, nel piazzale di Camerlata, commissionata dal Comune di Como per riqualificare uno dei luoghi d’ingresso alla città. Progettata nel 1935 da Cesare Cattaneo e Mario Radice, ma costruita solo nel 1960, rappresenta, attraverso una combinazione di anelli e di sfere, la pila di Alessandro Volta.

Per completare la corretta conoscenza del periodo, è opportuno abbinare alle testimonianze del razionalismo quelle coeve, ma dissonanti, dell’eclettismo, dello stile cioè che preferiva alla novità il metodo di aggregazione di motivi tratti dal passato.

Per questo secondo filone operativo, è interessante vedere l’opera dell’architetto Federico Frigerio, appassionato studioso dell’antichità e coscienzioso professionista.

A questo proposito si consiglia una visita al Tempio Voltiano (viale Marconi tel. 031.574705, aperto da novembre a marzo dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 16.00, da aprile a ottobre dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00, chiuso il lunedì).

Costruito nel 1927 in occasione del centenario della morte di Alessandro Volta, conserva cimeli, dipinti e pubblicazioni riguardanti il grande fisico comasco, che con le sue ricerche sull’elettricità cambiò il corso del mondo.

E’ possibile trovare altri edifici del Frigerio nei pressi del Duomo, come la sede policroma della Banca Commerciale e il restauro “innovativo” del palazzo Vescovile (1931) che ha recuperato porzioni del primitivo fabbricato alto medioevale.

L’itinerario si conclude con una visita a Brunate, la collina che sovrasta la città, per visitare il Faro Voltiano a S. Maurizio, costruito nel 1927.

È un punto panoramico spettacolare: da qui, in una giornata chiara, si possono vedere sette laghi, la catena delle Alpi, il Canton Ticino e la Brianza. S. Maurizio si raggiunge con mezzi propri, salendo lungo una strada piuttosto stretta e tortuosa, oppure arrivando a Brunate con la funicolare e proseguendo a piedi o con piccoli autobus pubblici

 

 

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